Fu Presidente dell’Ospedale Civile di Nuoro e Consigliere Comunale del capoluogo barbaricino. Fra i fondatori e membro di spicco del Partito Sardo d’Azione, nelle elezioni del 18 aprile 1918 fu eletto alla carica di Senatore, rivestendo fino al 1953 numerosi incarichi in diverse Commissioni Parlamentari.Uomo di legge, intellettuale e politico, raggiunse vette eccelse nella sua professione e nelle sue attività, vivendo sempre con estrema umiltà. Si distinse nella sfera della solidarietà e nell’attenzione verso i suoi concittadini, donando spesso parte delle sue modeste risorse ai più fragili e bisognosi.
Il ricordo di Luigi Oggiano, specialmente a Siniscola, è spesso accompagnato dall’appellativo “avvocato dei poveri”
Questo a testimonianza della grande umanità e del profondo legame che mantenne per tutta la vita con il suo borgo natio e con i suoi compaesani. In politica ricoprì le più alte cariche nelle assemblee rappresentative più prestigiose a livello locale e nazionale. Fu anche eccellente avvocato e storico di talento. La passione e la lucidità della sua visione politica e sociale, la sua grande empatia verso il prossimo, lo portarono spesso ad interessarsi dei problemi degli ultimi e degli emarginati.
Era un intellettuale di spicco e condiva spesso i suoi interventi al Senato con un’ironia pungente verso avversari e compagni di partito.
Nel corso della sua vita Luigi Oggiano fu tante cose: avvocato, politico, storico, intellettuale e soldato, ma prima di tutto fu quello che tutti definirebbero un “uomo per bene”.
Luigi Oggiano nacque a Siniscola sul finire del secolo, il 7 gennaio 1892, in una casa del vecchio centro, da Ignazio e Caterina Pau, gente di sano ceppo contadino, ma di fortune assai modeste. Il capoluogo della Baronia era allora un villaggio abbastanza popoloso ma povero in una terra disperatamente misera e malarica, dimenticata, come si dice, dagli uomini e da Dio. Mancava praticamente tutto, persino le infrastrutture e i servizi essenziali. Non faceva eccezione l’istruzione pubblica, a Siniscola era presente solo il primo ciclo che si fermava alla terza elementare. Chi aveva i mezzi e voleva proseguire gli studi doveva andare necessariamente fuori, in genere a Nuoro, magari a studiare dai preti, in seminario.
Fu così che il piccolo Luigi, dotato d’intelligenza vivace e precoce e di spiccato amore per lo studio, una volta terminato il terzo anno dovette lasciare il paese.
Gli Oggiano avevano a Bitti un caro amico di famiglia, tale Pietro Pala; a Bitti c’erano la quarta e la quinta elementare, e a casa dei Pala fu messo a pensione Luigi per proseguire gli studi. Non esistevano al tempo corriere o altri mezzi pubblici e fare studiare il proprio figlio fuori casa era per gli Oggiano un grosso sacrificio, ma Luigi non tradì mai la fiducia riposta in lui. Terminate le elementari frequentò il Ginnasio a Nuoro e poi il Liceo Azuni a Sassari conseguendo la maturità nel 1910. Per il giovane siniscolese furono anni di duro impegno e di grandi ristrettezze economiche; ma quel duro tirocinio temprò il carattere, lo preparò alle altre sfide della vita, maturò in lui la fede negli ideali, ne fortificò la coerenza, il severo senso morale. A Sassari si iscrisse a Giurisprudenza, proseguendo poi gli studi a Torino e quindi a Modena, dove viveva lo zio Giovanni, maresciallo maggiore di fanteria e istruttore Presso la scuola allievi ufficiali. Fu proprio lo zio che lo aiutò nella ricerca di un impiego che gli consentisse di mantenersi gli studi senza gravare ulteriormente sui genitori. Nel 1912, grazie ai buoni uffici del parente, venne infatti assunto come applicato di terza classe presso l’Agenzia dell’Intendenza di Finanze di Modena. Ma la nostalgia dell’isola si faceva sentire forte e, appena se ne presentò l’occasione, Luigi rientrò in Sardegna, a Tempio Pausania, dove svolse lo stesso incarico presso la locale Agenzia. Lavorava in ufficio e dedicava le ore libere agli studi. Il 5 dicembre 1914 conseguì la laurea in Legge presso l’Ateneo Turritano, discutendo una brillante tesi sulla Baronia di Posada, un lavoro rigoroso e documentato, ancora oggi fondamentale per chi voglia conoscere e approfondire le vicende dell’isola. A Tempio Oggiano frequentò lo studio del pretore Giovanni Cabras, e si avviò alla carriera forense iscrivendosi il 17 marzo del 1915 al registro dei praticanti procuratori. Si trasferì quindi a Nuoro dove lavorò presso lo studio del noto avvocato Ciriaco Offeddu. Avrebbe a questo punto potuto cominciare a cogliere frutti di tanti sacrifici e del duro impegno profuso, ma sull’Europa si era ormai abbattuta l’immane tragedia della guerra e i sardi sono in prima linea a difendere i sacri confini di una patria ai più sconosciuta. Luigi Oggiano, dopo aver trascorso un breve periodo come soldato di fanteria al 46° Reggimento di stanza a Oristano, viene trasferito a Modena dove frequenta la scuola allievi ufficiali e, conseguito il grado di sottotenente di complemento, viene assegnato al 45° Reggimento della Brigata Sassari. Inviato al fronte si distingue in numerose operazioni di guerra: nel gennaio del 1917 è ferito. Per il comportamento eroico gli viene assegnata una croce di guerra e la medaglia d’argento al valor militare. La guerra fu una drammatica esperienza e, come sovente accade, le regioni più povere e abbandonate, pagarono il più alto tributo di sangue per la causa nazionale. E i sardi più degli altri. Gli eroi, qualche volta, sono anche gli uomini più disperati.
Moltissimi caddero combattendo valorosamente per una patria che poco conoscevano, che non era mai stata generosa con loro, ma in chi sopravvisse, le sofferenze della trincea e il contatto con la realtà di un’altra Italia, più ricca e progredita della loro terra, servirono a far germogliare i virgulti di un nuovo credo politico, quello autonomista, che nei migliori occorre subito dirlo, non fu mai tentazione separatista. Questo vale soprattutto per Luigi Oggiano che costantemente e in termini inequivocabili ribadì la propria fedeltà allo Stato italiano. Finita la guerra, Oggiano fece ritorno a Nuoro dove esercitò con successo l’attività forense, dedicandosi, nel contempo, con generoso impegno all’organizzazione dei reduci attorno al Movimento dei Combattenti. Profondo conoscitore della realtà sarda e, in particolare, del mondo rurale pastorale e contadino, assertore tenace del riscatto delle plebi meridionali, oratore brillante e avvincente, proprio come esponente del Movimento dei Combattenti partecipò alla campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Sassari, risultando eletto in rappresentanza del Mandamento di Siniscola. Nel 1921 venne chiamato a far parte del Direttorio regionale del Movimento dei Combattenti che aveva ormai un’organizzazione capillare in tutta l’isola, suscitando fermenti nuovi e contribuendo con l’entusiasmo giovanile a spezzare e a rimuovere l’apatia e le diffidenze secolari. Ben presto, però, gli stessi fondatori, si accorsero che il Movimento era impari, assolutamente inadeguato a risolvere i problemi più gravosi. sarebbe stata necessaria infatti una diversa organizzazione che ne sviluppasse le linee programmatiche con rigore ed energia, ereditando lo slancio vitale, gli ideali a lungo nutriti, l’amore e l’impegno solidale per la propria terra.
Fu così che al Congresso di Macomer dei giorni otto/nove agosto del 1920 i combattenti sardi gettarono le basi per la costituzione del Partito Sardo d’Azione, costituzione in seguito sancita ad Oristano il 16/17 aprile del 1921. Tra i punti fondamentali del programma, forse un po’ utopistico del PSd’A., vi era la conquista dell’autogoverno, della sovranità per il popolo sardo e per il popolo d’Italia attraverso l’affermazione del principio di responsabilità, il perfezionamento «delle tecniche di mestiere, la costituzione di sindacati di produttori, “cellule di un nuovo organismo” che fosse nell’avvenire “ordine e autorità”.
“Tale conquista della sovranità popolare – si annunciava nel programma – espressione della volontà dell’ente nazione, non può essere il risultato di una violenta trasformazione delle condizioni di fatto attuali, ma graduale organizzazione, come risultato di un maggiore sapere e di una maggiore disciplina. Il Psd’A. dichiarava dunque, esplicitamente,di rinnegare tanto il rivoluzionarismo violento, che mira a sostituire soltanto un regime con un altro, quanto “il possibilismo democratico.
Il Sardismo doveva essere un partito di popolo, e come tale doveva mirare alla redenzione spirituale ed economica del proletariato, combattendo ogni tendenza ideale che si richiamasse alle tradizioni democratiche. Altrettanto esplicita era l’affermazione di fede autonomistica e la volontà di conseguire l’autonomia amministrativa. il libero svolgimento della vita economica ed amministrativa dell’isola. ribadendo che “I Sardi pretendono l’autonomia della loro regione con profonda fede italiana”. In forte e acceso contrasto con le tesi degli industriali del Nord, preoccupati della concorrenza forestiera, il PSd’A. chiedeva perciò l’immediata abolizione del protezionismo siderurgico, la libertà di commercio ed esportazione dei prodotti agricoli e caseari dell’isola, minacciando, in caso contrario, un’azione decisa e persino violenta, tendente a portare la Sardegna fuori dall’unione doganale, tutto ciò a tutela degli interessi dei sardi oppressi da un’Italia burocratica, accentratrice e sfruttatrice. Assertore convinto e lucido dell’idea autonomistica, Luigi Oggiano fu tra i fondatori” del Partito Sardo d’Azione di cui impersonò i principi più nobili e alti e la coscienza più limpida e intransigente e allo stesso tempo genuinamente vicina agli interessi delle classi popolari. Tra gli esponenti sardisti si distinse sempre per la assoluta coerenza e fedeltà degli ideali, per la grande dignità, per l’irriducibile avversione al fascismo di cui, sin dal principio, mise in luce l’intimo spirito antidemocratico e antipopolare, denunciandone apertamente le violenze e l’illegalità. Profondo conoscitore dei problemi annosi dell’isola, collaborò attivamente al “Solco” e a “La Voce”, facendosi interprete appassionato e sollecito delle istanze di libertà, di giustizia, di riscossa politica e sociale dei ceti più umili. Anche quando il fascismo con le lusinghe, e più spesso con la violenza, riuscì a far breccia tra le file del PSd’A. e le defezioni, anche tra i capi, furono parecchie, e si presentarono momenti oscuri e drammatici in cui uomini come lo stesso Lussu, dietro l’ambiguo e allettante invito del generale Gandolfo, divisarono la confluenza e la “fusione” del Sardismo nel Fascio, Luigi Oggiano si mantenne su posizioni di assoluta chiarezza e difese con coraggio e transigenza il diritto del suo Partito a esistere e a resistere. Per la sua condotta irreprensibile, per il suo attaccamento agli ideali, fu sempre un punto di riferimento per quanti nelle angustie dei tempi bui e tristissimi cercavano la strada, allora disagevole e pericolosa, della libertà e della giustizia. La lunga corrispondenza con Fancello, Bellieni, Puggioni, con lo stesso Lussu e con gli altri padri del Sardismo, attesta la centralità del suo ruolo. Oggiano è una figura di riferimento per tutti coloro che anelano alla libertà e a un nuovo ordinamento per l’isola. Caduto il regime e ristabilite le libertà costituzionali. Luigi Oggiano riprese l’attività politica. Eletto assieme all’amico e compagno di fede Pietro Mastino al Senato della Repubblica, fu difensore sollecito degli interessi dei sardi e assertore convinto della rinascita dell’isola. Nei suoi interventi al Senato portava con la conoscenza diretta dei problemi e delle condizioni sociali ed economiche della sua terra. Il 12 ottobre, in un memorabile intervento tenuto al Senato e dedicato ai problemi dell “Sardegna povera”, Luigi Oggiano affrontò la grave situazione del Sud, lamentando le inadempienze governative, lo stato disastroso dei servizi sociali, l’inadeguatezza delle opere pubbliche. I problemi dell’agricoltura, della riforma agraria, del credito, dei trasporti dell’ istruzione e della giustizia furono costantemente presenti nella sua azione di politici e di cittadino. Verso la fine degli anni ’70, amareggiato dall’ accuirsi di sterili contrasti all’interno del suo partito, preferì ritirarsi dall’ attività politica scegliendo la via di un severo dignitoso silenzio. Si dedicò dunque solo ed esclusivamente alla professione forense che esercitò sempre con indiscusso prestigio e profonda coerenza e umanità fino agli ultimi giorni della sua vita.
Tratto da “le Storie”
Rivista di storia, scienza, letteratura, arte, antropologia, cultura e medicina”
Associazione culturale “Atlantide”
Via Roam 20 Nuoro
Nuoro , giugno-luglio 2011
Anno 1 n 1 da pag 59 a pag 71
Articolo di Salvatore Brandano, giornalista scrittore